venerdì 16 gennaio 2009

Il saper fare, una risposta alla crisi



Riporto integralmente il comunicato relativo alla presentazione del libro "l'uomo artigiano" di Richard Sennett.
Buona lettura

L'artigianato, nella sua accezione più autentica di ‘arte di saper fare’ e di ‘saper fare con arte’, riafferma la sua straordinaria attualità nel volume del sociologo statunitense Richard Sennett ‘L’uomo artigiano’ fresco di stampa per i tipi di Feltrinelli.
Il libro è stato presentato il 13 gennaio a Milano, presso la Fondazione Feltrinelli. All’iniziativa promossa dalla casa editrice sono intervenuti l’autore, il Presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini, il Prof. Guido Martinotti, docente di Sociologia urbana all’Università di Milano Bicocca.
E’ stato lo stesso Sennett, professore di Sociologia alla New York University e alla London School of Economics, a spiegare l’importanza che oggi, nella fase di crisi dell’economia mondiale, assumono le caratteristiche dell’uomo artigiano: saper fare bene le cose per il proprio piacere. Una regola di vita semplice e rigorosa che ha consentito lo sviluppo di tecniche raffinatissime e la nascita della conoscenza scientifica moderna. ‘L'uomo artigiano’ è la riscoperta della fondamentale pulsione umana all’’arte di saper fare’ e al ‘saper fare con arte’, antidoto all’erosione di ogni eccellenza.
Il libro di Sennett offre numerosi spunti di lettura: è un saggio erudito e, unico nel panorama editoriale a livello internazionale, ricchissimo di spunti e di approfondimenti che, tra presente e passato, toccano gli aspetti storici, filosofici, sociologici e antropologici dell’essere artigiano.
Durante la presentazione del volume, il Prof. Sennett ha ammesso che il titolo suggerisce soprattutto una dimensione manuale del lavoro. “Ma – ha spiegato - non è la lettura corretta e non è ciò a cui tengo di più. Il mio obiettivo è stato piuttosto mettere in evidenza ciò che c’è dietro al lavoro artigiano, ovvero la passione e la cura per quel che si fa. E ciò non cambia se si è operai, impiegati, programmatori di software, medici o addirittura genitori e artisti”.
In numerose pagine del volume, Sennett evoca Efesto, il dio greco brutto e storpio che è orgoglioso del proprio mestiere di fabbro e ha una dedizione assoluta per quel che fa (“Efesto è la persona più dignitosa che possiamo diventare” scrive come ultima riga del libro). Tutto il contrario di quello che la globalizzazione impone oggi ai lavoratori: disponibilità a cambiare, attività in ogni momento a scapito della sicurezza esistenziale ma anche della qualità del lavoro. È questo il cuore del messaggio del sociologo statunitense: “se efficienza e velocità diventano il metro per giudicare il lavoro, se la mobilità e il multitasking vincono, allora la maestria di chi lavora va a farsi benedire. E a perdere siamo tutti”.
‘L’uomo artigiano’ è anche un viaggio nel tempo e nello spazio in cui si sono manifestate le forme più preziose di artigianato: a cominciare dall’Italia, (“paese artigiano per eccellenza”, lo ha definito Sennett che nutre per l’Italia una grande passione) e dalle antiche botteghe dove si formavano i Raffaello e i Benvenuto Cellini o venivano levigati e assemblati in aurea misura gli Stradivari che ancora ci incantano. Fino ad arrivare ai moderni laboratori dove si mette a punto il sistema Linux. Tutto per scoprire - attraverso ciò che la scienza ci insegna e la società ci chiede - come funziona la sinergia mente-mano-desiderio-ragione, che ha fatto grande il mondo occidentale e forse può oggi restituirgli saggezza e opportunità per un nuovo modello di sviluppo.

Sennett, malgrado veda gli effetti negativi della globalizzazione, non ha nostalgia per un passato fatto di sano lavoro manuale contrapposto all’organizzazione attuale che penalizza la qualità. «Da cosa dipende che un lavoro sia un buon lavoro? La scoperta che ho fatto scrivendo il libro è che esiste una connessione tra il modo in cui i lavoratori moderni concepiscono un buon lavoro e le abilità di tipo più tradizionale». E questo legame, nota Sennett, ha anche effetti etici e civili fondamentali: è l’Illuminismo e la sua eredità.
Non ci sarà nostalgia, ma di sicuro si sente una certa dose di scetticismo nelle parole di Richard Sennett. Ma allora non si può fare nulla per invertire la tendenza, planetaria, che allontana le persone dal loro lavoro, che le fa disamorare? “Penso – ha detto Sennett - che qualcosa si possa fare, ma le aziende devono puntare sulle persone. Negli ultimi quindici anni soprattutto in Gran Bretagna, Stati Uniti e Cina si è investito pochissimo per sviluppare le qualità dei dipendenti. Ci sono eccezioni, pure negli Usa, che rappresentano il punto più estremo di questa tendenza, ma appunto, rimangono eccezioni. Investire sulle persone costa molti soldi”. C’è chi lo fa in Germania o in Giappone dove persino in un regime di flessibilità continuano a sviluppare le capacità professionali dei loro impiegati. E Sennett ricorda il caso ormai di scuola della Toyota in cui soddisfazione dei dipendenti e produttività viaggiano parallele. Tuttavia, la craftsmanship, misto magico di know how e know that, oggi si trova molto di più in India che in Occidente e “per questo le aziende americane come Microsoft o Google non aspettano altro che il mercato del lavoro americano si apra ai lavoratori specializzati provenienti da Oriente”.
Nel suo intervento durante la presentazione del libro, il Presidente di Confartigianato Guerrini ha ringraziato il Professor Sennett “perché – ha detto - con ‘L’uomo artigiano’ ha analizzato con grande efficacia un tema troppo spesso sottovalutato, considerato fuori moda, e che, invece, oggi assume una straordinaria attualità”.
“Il volume - ha sottolineato Guerrini - descrive un modo di produrre. Ma, soprattutto, ci parla di un modo di essere. Al punto che il titolo sarebbe dovuto essere ‘L’uomo è artigiano’, prorpio perché gli elementi costitutivi dell’Uomo Artigiano sono in tutti noi: sono il desiderio di produrre un lavoro ben fatto e sono le abilità necessarie al ‘ben fare’. Queste caratteristiche appartengono non soltanto agli imprenditori artigiani ma anche a tutti coloro che amano il proprio lavoro, che lo svolgono con passione, che ogni giorno si impegnano per conseguire un risultato utile a se stessi e agli altri, alla comunità di cui fanno parte”.
Secondo Guerrini “questi valori, la riscoperta dell’’essere artigiani’, rappresentano una ‘ricettta’ per reagire alla crisi che attraversa l’economia a livello mondiale. In questa fase di difficoltà, in cui paghiamo duramente gli effetti delle bolle speculative, dell’economia di carta’, di una finanza frenetica e troppo disinvolta, dobbiamo tornare agli elementi costitutivi dell’uomo artigiano, dobbiamo tornare all’economia reale. Dobbiamo ritrovare il ritmo, il gusto, l’orgoglio, la fatica, la soddisfazione di costruire cose ben fatte. Serve un’iniezione di valori artigiani nel mondo del lavoro. In questo senso, l’Italia - paese di antica e preziosa tradizione artigiana - può dare una grande lezione”. Guerrini ha tuttavia messo in guardia dal “rischio di considerare l’artigianato secondo la vecchia ed oleografica concezione del lavoro faticoso e manuale. Vale a dire proprio quell’immagine distorta che ha finito per allontanare i giovani dalle aziende artigiane. Anche grazie alle analisi di Sennett, l’artigianato ritrova invece una corretta identità nell’integrazione tra mente e mano, tra conoscenza teorica e abilità manuale: un mix che garantisce la qualità del prodotto e del servizio”.
“I valori dell’’essere artigiani’ – ha aggiunto il Presidente di Confartigianato - sono espressi dai nostri imprenditori campioni del ‘saper fare’, interpreti eccellenti dei valori della tradizione produttiva italiana, dell’unicità, del ‘fatto a mano’, del ‘su misura’, del ‘fuori serie’. Ma appartengono anche a tutti coloro che non si limitano a ‘timbrare il cartellino’. A tutti coloro i quali, qualunque attività svolgano, a qualsiasi classe sociale appartengano, si impegnano per svolgere bene il proprio lavoro, consapevoli ed orgogliosi del risultato, anche etico, che esso produce per loro stessi e per gli altri. Possono sembrare concetti banali. Non lo sono affatto se consideriamo che proprio questi valori sono alla base dello sviluppo economico e sociale del nostro Paese, sono proprio questi elementi qualificanti del ‘codice genetico artigiano’ i punti di forza del cosidetto made in Italy. Il libro del Professor Sennett ha il grande merito di aver descritto questo nostro prezioso patrimonio”.
“Il suo libro - ha detto Guerrini al Professor Sennett - dovrebbe entrare nelle aule scolastiche per insegnare ai nostri figli che c’è un futuro di lavoro gratificante, che sulle proprie abilità, competenze, passioni si può costruire un avvenire. Che non bisogna rassegnarsi ad una esistenza da precario o da centralinista in un call center. Ma credo che il suo libro dovrebbe essere letto anche da chi ha la responsabilità di guidare il Paese affinché, nelle scelte per reagire alla crisi, possa essere compreso e valorizzato quell’”essere artigiani” che gli individui esprimono nel proprio lavoro”.


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